Dopo
l’indimenticabile concerto in solo piano a Jesi del marzo 2008, torna Stanley
Cowell, stavolta in trio, forse la sua situazione
prediletta.
Cowell rimane un gigante della tastiera, un musicista che ha veramente
“fatto”
la storia del jazz, soprattutto attraverso la sua etichetta “Strata
East”, che
durante gli anni ’70 fotografava al meglio il nuovo jazz nero
americano. La sua
cultura pianistica è immensa, imbevuta di musica classica (si
è perfezionato
alla Mozarteum Akademia di Salisburgo) e dell’intera storia del jazz,
che si
riflette sul suo stile, un vortice che parte da James P. Johnson,
arriva a
Muhal Richard Abrams, e torna alle radici africane. Al suo fianco
ascolteremo
due più giovani, ma già molto esperti, musicisti: il
bassista Tarus
Mateen e il batterista Nasheet Waits,
duo fisso
di un altro pianista di punta, Jason Moran, ma con altre collaborazioni
illustri, vedi Terence Blanchard, Greg Osby, Andrew Hill, Jackie
McLean, Joshua
Redman. Occasione rara per vedere un maestro in azione, fautore di
sensazioni
imprevedibili.