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05-03-2012 h 21:30 |
Ancona (AN) |
Aula Magna d’Ateneo, |
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Intero 15; Ridotto 10 |
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Buster Williams Quartet “Something
More”
Mark Gross, sax alto
/ sax soprano
Patrice Rushen, pianoforte
Buster Williams,
contrabbasso
Lenny White, batteria
Ecco un quartetto pieno di musicisti che hanno lasciato il
segno durante gli anni ’70 e ’80, periodo in cui non pochi
riuscirono ad arrivare anche alle vette del successo commerciale
grazie a dischi improntati ad una sorta di connubio con il rock, con
il pop e la soul music. Il leader è uno dei maggiori bassisti
degli ultimi decenni, un musicista dalla carriera impressionante,
iniziata all’età di diciassette anni (esordio nel quintetto
di Sonny Stitt e Gene Ammons) e poi continuata con le massime
fortune fino ad oggi, quando Buster
Williams può vantare il ragguardevole traguardo dei
settanta. Impossibile che un appassionato di jazz non abbia dischi
con il suo nome in copertina: Dexter Gordon, Herbie Hancock, Hank
Jones, Lee Morgan, Miles Davis, Nancy Wilson, Dakota Staton, Wynton
Marsalis, gli Sphere (uno dei quartetti di maggior pregio durante
gli ’80, rivolto e ispirato alla musica di Thelonious Monk), e
moltissimi altri cercavano solidità estrema
nell’accompagnamento, apporto solistico superlativo e personale,
suono scuro e potente, qualità che Williams ha sempre
esaltato in ogni momento del suo percorso musicale. I musicisti che
ha scelto sono di estremo interesse: Mark Gross può vantare una notevole
esperienza di big band (Dizzy Gillespie, Wynton Marsalis, Tom
Harrell, Duke Ellington Orchestra, Frank Foster, Charles Mingus Big
Band, Lionel Hampton) e rappresenta la giusta connessione tra
passato e avanguardia; Patrice
Rushen e Lenny White
sono noti per frequenti sconfinamenti nel campo del R&B,
fusion e jazz rock, ma che riascolteremo ben volentieri in un ambito
più jazzistico. Entrambi dotatissimi, hanno suonato accanto a
jazzisti e personaggi stellari : Wayne Shorter, Joe Henderson,
Donald Byrd, Stanley Clarke per la pianista, e Jackie McLean, Miles
Davis, Gil Evans, Freddie Hubbard, Stan Getz, il famosissimo “Return
To Forever” nella formazione originaria, e poi Jaco Pastorius, Gato
Barbieri, Santana, George Benson, Chaka Khan, per il batterista,
insomma un gotha della musica che gli ha permesso di mettere sempre
in mostra una tecnica strepitosa ai tamburi e una libertà
ritmica altrettanto sconfinata. Un supergruppo, in definitiva,
che siamo sicuri infiammerà la platea delle Strade del Jazz.
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