La novità
musicale più
sorprendente della rassegna è la presenza del cantante Gino
Sitson, funambolico vocalist nato nel Camerun, Africa
centrale, e
poi trasferitosia Parigi, dove ha
studiato lingue e etnomusicologia alla Sorbona. Dotato di una tecnica
vocale
prodigiosa, che gli permette un’estensione di ben quattro ottave,
Sitson ha
cominciato con gli spot pubblicitari per poi introdursi nella scena del
jazz e
della musica contemporanea, collaborando con numerosi importanti
musicisti di
varie estrazioni. Con il suo gruppo afro-jazz ha girato tutta l’Europa,
ma solo
negli ultimi tempi sta ottenendo la maggiore attenzione critica. Sitson
infatti
è un pioniere tra i musicisti africani che stanno integrando il
loro retaggio
con altre influenze, il jazz in primo luogo. I suoi concerti sonouno spettacolo di acrobazie vocali,
utilizzo del corpo, creazioni di effetti sonori incredibili, al
servizio di una
espressione musicale affascinante, autentica arte combinatoria delle
tecniche
polifoniche africane e dell’eredità jazzistica.In tale modo il cantante è riuscito a creare un proprio
mondo, in cui convivono il blues, il gospel, lo swing e le melodie
tradizionali
del Paese d’origine, reso ancor più ammaliante tramite
l’utilizzo estensivo del
Medumba, uno dei tanti dialetti Bamileke del Camerun. Il trio che
l’accompagna è
formato da stelle del panorama jazzistico, quali il pianista brasiliano
Helio
Alves, spesso al fianco di Claudio Roditi, il bassista Lonnie
Plaxico, scoperto da Art Blakey negli anni ’80, e il
giovane
batterista Willard Dyson,
in pratica gli stessi dell’ultimo
disco di Sitson, “Way To Go”. Ecco il cantante che meglio di tutti ha
raccolto il
testimone di Bobby McFerrin.